La comunicazione ai pazienti è fondamentale: sì, ma chi sono i miei pazienti?
Se dovessimo chiedere qual è, per un’ortopedia sanitaria, lo scopo della comunicazione, probabilmente la maggior parte delle risposte sarebbe relativa al far sapere ai pazienti che cosa fa, qual è il suo valore, la sua professionalità, così che la scelgano e continuino a sceglierla.
Risposta impeccabile.
Se abbiamo chiaro lo scopo, a questo punto, dobbiamo capire come comunicare, dove sono i nostri pazienti online (su quali piattaforme, cosa cercano), e andare da loro. Dobbiamo sapere dove passano il loro tempo e reperiscono le informazioni. Perchè siamo noi a dover incrociarli, a dover andare da loro, e non viceversa.
Però la risposta a questa domanda non è così semplice, anche perchè per saperlo prima bisogna delineare chi sono questi pazienti, e questo è uno step fondamentale del percorso che molto spesso viene sottovalutato.
Una persona esterna, infatti, potrebbe dire che i pazienti di un’ortopedia sanitaria, a grandi linee, si possono dividere in due: gli anziani e i disabili.
Ma questa affermazione non è corretta: e gli atleti? E le persone infortunate? Le donne gravide? E tutti gli altri?
Non è corretta anche perchè sarebbe in ogni caso una divisione così superficiale, così generica, che sarebbe come dire che tutte le persone anziane (ma che età hanno gli anziani?) hanno le stesse necessità, soffrono delle stesse patologie, vivono la stessa vita, visto che hanno la stessa età. Allo stesso modo, tutti i disabili hanno le stesse difficoltà o richieste perchè hanno la stessa disabilità.
Questo è quello che succede se dividiamo i nostri pazienti in gruppi non dettagliati: creiamo delle persone che, in realtà, non esistono. E inoltre questa divisione ci spinge per forza a fare una comunicazione generica, perchè altrimenti come parlo a tutti gli anziani e a tutti i disabili se non resto generico? Ma essere troppo generici significa non parlare con nessuno in particolare, e la comunicazione si perde nel vuoto.
Per questo, prima di fare una comunicazione (un post, una mail, una storia, ma anche un flyer da appendere in negozio) proviamo a chiederci con quale persona stiamo parlando: non sono pazienti in generale, sono persone. E quindi capire quali informazioni specifiche possiamo dare loro.
Facciamo un esempio.
Vogliamo fare una comunicazione attraverso un post sui social, riguardante una carrozzina superleggera, standard, con alcune informazioni: a chi dei nostri pazienti potrebbe servire? Per semplicità, prendiamo in considerazione solo due casistiche (altrimenti andremmo davvero per le lunghe): alla persona anziana, diciamo over 80, non autosufficiente, oppure alla persona adulta, che è autosufficiente.
Questa, si badi bene, come già detto è già una semplificazione molto forte, perchè la persona anziana potrebbe essere non autosufficiente ma per un periodo di tempo limitato, per esempio, mentre l’adulto potrebbe essere sulla carrozzina dalla nascita, oppure averne bisogno temporaneamente a causa di un trauma. Questo per dire che il nostro esempio è semplificato, ma dobbiamo avere chiara chi è la persona a cui è rivolta la comunicazione e perchè ha bisogno del nostro prodotto.
Torniamo alla carrozzina.
Sto comunicando sui social, quindi se è più probabile che non incroci la persona over 80 ma che veda questa comunicazione chiunque la assiste, il suo caregiver. In questo caso, potrò sottolineare magari sia il comfort per il paziente che la facilità di uso per chi l’assiste, che saranno i fattori che gli interessano.
Se, invece, leggesse il post la persona adulta autosufficiente, quindi direttamente il paziente, allora potrei raccontare invece i vantaggi che gli permettono di utilizzarla in autonomia ogni giorno, in diverse attività.
Ma io posso sapere prima chi leggerà questo post, se l’anziano, il caregiver o l’adulto? No, chiaramente. Però la soluzione, come dicevamo prima, non è fare un post che stia nel mezzo, un po’ per tutti, perchè nessuno sentirà che è rivolto a lui.
E quindi cosa posso fare?
Posso creare dei post diversi, ognuno diretto alle diverse casistiche, e farli uscire in momenti (giorni) diversi. Oppure posso analizzare i dati dei pazienti della mia ortopedia sanitaria, e cercare di capire se già la mia clientela è formata più da una di queste tipologie di persone rispetto ad un altra (avevamo già visto come usare i dati sia fondamentale per conoscere i tuoi pazienti, ma anche i tuoi concorrenti).
Non puoi sapere in anticipo quale sia la strada migliore per la tua ortopedia sanitaria, ma puoi fare questo ragionamento ogni volta che fai una comunicazione:
- Chiederti a chi è rivolta
- Che informazioni servono alla persona a cui ti rivolgi
- Come dargliele nel modo che sia più comprensibile per lei
In poche parole: visualizza la persone cui stai parlando, come se fosse davanti a te in negozio, e comportati di conseguenza!
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